VIDEO: Ucraina, Zelensky: ‘Abbattuti 13 droni lanciati oggi dalla Russia’
Droni e munizioni vaganti indicano in quale direzione le guerre stiano andando – verso una maggiore robotizzazione.La guerra in Ucraina sarà ricordata per molti motivi. E tra questi rischia di esserci anche il debutto ufficiale delle armi autonome. Li chiamano droni kamikaze, e sono sistemi d’arma modernissimi che uniscono le manovrabilità di un drone alle capacità distruttive di un missile. In grado di volare autopilotati fino a raggiungere la zona d’ingaggio, e se necessario, anche di identificare e colpire il bersaglio senza input da parte di un operatore umano. VEDI QUI
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I droni hanno cambiato il corso della guerra in Ucraina
Dai Bayraktar turchi all’impiego dei droni civili. L’uso ha cambiato il corso della guerra e il modo in cui i conflitti saranno combattuti nel futuro, al punto che i turchi vogliono investire in Ucraina per l’assemblaggio di questi apparecchi
I droni Bayraktar sono stati fondamentali per la difesa dell’Ucraina contro l’invasione russa. Dai mezzi corazzati di terra, alle navi attorno all’Isola dei Serpenti, questi letali sistemi prodotti dall’azienda turca Baykar hanno messo seriamente in difficoltà le forze di Mosca. E nonostante l’invasione sia ancora in corso, Baykar è intenzionata ad avviare la costruzione un impianto di produzione di droni proprio in Ucraina, che sarà completato nei prossimi due anni.
L’accordo per la realizzazione dell’impianto risale a pochi mesi prima dell’inizio dell’invasione, avvenuta il 24 febbraio 2022, e l’amministratore delegato della società, Haluk Bayraktar, ha confermato a Reuters che i lavori stanno andando avanti, nonostante gli ostacoli dovuti ai continui attacchi russi. L’Ucraina occupa infatti un posto di rilievo nella catena di approvvigionamento dei droni di Baykar, soprattutto per quanto riguarda il nuovo drone heavy-lifter Akinci e il caccia senza pilota Kizilelma, o Golden Apple, attualmente in fase di sviluppo. Entrambi, infatti, utilizzano motori ucraini della Motor Sich e della Ivchenko-Progress.
Grazie alla sua efficacia, il drone Bayraktar TB2 si è guadagnato una tale notorietà presso il pubblico, che gli ucraini gli hanno dedicato una canzone e molti alleati hanno lanciato campagne di crowdfunding senza precedenti per acquistarne altri. L’uso massiccio di droni, sia militari che civili, ha reso il conflitto in Ucraina la prima vera guerra combattuta con queste armi, sia da parte degli invasori che della resistenza ucraina.
Quando la Russia è entrata in Ucraina nel febbraio 2022, il successo iniziale del suo esercito è stato in parte dovuto alle lezioni apprese dal primo utilizzo dei droni durante l’annessione della penisola di Crimea nel 2014. In quell’operazione, l’esercito russo ha integrato i droni nelle tattiche di terra per tracciare le forze ucraine e regolare i colpi di artiglieria per distruggerle.
Secondo alcuni rapporti di intelligence diffusi nei mesi del conflitto, nei primi giorni dell’invasione del 2022 la Russia ha schierato circa 500 droni per un valore di 9 miliardi di dollari come strumento principale per coordinare le missioni di artiglieria. I resoconti indicano che, sebbene i droni non fossero sofisticati come le loro controparti occidentali, erano molto avanzati in termini di integrazione.
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I droni russi
La flotta di droni russi non è così variegata come quella della Nato, ma è in grado di gestire molte missioni diverse. Tra i piccoli c’è lo Zala Kyb e l’Eleron-3SV, progettati per essere lanciati in modo furtivo da squadre a terra e penetrare silenziosamente in territorio nemico. Questi possono essere utilizzati anche per la ricognizione, ma lo Zala Kyb è in realtà classificato come una munizione circuitante, cioè in grado di agganciare un bersaglio, stazionare, cambiare traiettoria, colpire ed esplodere.
Nella fascia media c’è l’Orlan-10, che è il drone russo più comune ed è stato utilizzato non solo in Ucraina ma anche in Siria. È utilizzato principalmente per la sorveglianza e la ricognizione e porta con sé un sistema laser di designazione del bersaglio. Meno conosciuto è il Kronshtadt Orion. Progettato per attacchi di precisione e ricognizione, le informazioni su di esso sono scarse, anche se le sue capacità sembrano essere simili a quelle degli statunitensi Predator.
Oltre a questi, sembra che la Russia stia accelerando l’entrata in servizio del suo prototipo di S-70B Okhotnik a propulsione a reazione prima del debutto previsto per il 2024. Il prototipo ha lanciato solo di recente i suoi primi missili durante i test e la maggior parte dei dettagli su di esso sono altamente riservati. Tuttavia, il suo aspetto è molto simile a quello del Lockheed Martin RQ-170 e sembra avere un ampio raggio operativo con capacità di operazioni aria-aria e aria-terra. Inoltre, anche a causa delle sanzioni occidentali e della crisi dei chip, Mosca sta usando i droni iraniani Shahed-136, hahed-129, Shahed-191 e Qods Mohajer-6.
I droni ucraini
Prima dell’invasione della Crimea il paese non aveva alcun drone in dotazione, ma negli ultimi otto anni le forze armate ucraine hanno creato una piccola flotta di 300 droni basati sull’A1-SM Fury e sul Leleka-100 da ricognizione, a cui si è aggiunto il già citato Bayraktar TB2, un drone di media altitudine e lunga resistenza di fabbricazione turca, che ha un’autonomia di 27 ore, vola a 7620 metri di altezza e può effettuare missioni di ricognizione e attacco al suolo utilizzando quattro bombe a guida laser montate sotto le ali da 12 metri. Oltre a questi, l’Ucraina dispone anche di grandi droni da ricognizione Tu-141 di epoca sovietica e di piccoli droni statunitensi Switchblade. Come lo Zala Kyb russo, lo Switchblade è una munizione per il trasporto di soldati che può volare per 40 minuti e trasporta una testata abbastanza grande da penetrare la corazza dei carri armati.
Tra le forniture occidentali, l’Ucraina sta ricevendo gli statunitensi Phoenix Ghost. Anche questi sono munizioni circuitanti che possono attaccare sia i veicoli che i singoli soldati e si aggiungono ai Furias, i Pumas, i droni di sorveglianza ScanEagle e gli Anka turchi. Si è parlato anche dell’acquisto da parte dell’Ucraina di quattro droni americani MQ-1C Gray Eagle armati di missili Hellfire, ma Washington si è opposta per paura che uno dei velivoli potesse cadere nelle mani dei russi. Nel frattempo, Norvegia e Gran Bretagna stanno donando i microdroni Black Hornet, che sembrano elicotteri giocattolo e sono abbastanza piccoli da stare nel palmo di un soldato per le operazioni di ricognizione urbana.
Questo elenco è tutt’altro che esaustivo, perché l’Ucraina ha schierato anche sciami di droni civili disponibili in commercio. Al costo di poche centinaia di dollari, sono stati utilizzati dalle forze regolari, dai gruppi paramilitari e dai civili, alcuni dei quali sono stati modificati per trasportare bombe a mano. Si sono dimostrati efficaci, ma il miglioramento delle difese aeree e dei sistemi di disturbo russi li ha sempre più contrastati.
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Gli effetti sul campo di battaglia
L’uso dei droni da parte dell’Ucraina è stato determinante per cambiare il corso della guerra, in quanto le disponibilità della Russia sono state degradate, riducendo la capacità di ricognizione e costringendola a condurre attacchi d’artiglieria senza poter disporre di coordinate precise. Al contrario, l’Ucraina è stata in grado di utilizzare i suoi droni, grandi e piccoli, per lanciare attacchi efficaci senza sprecare risorse e riducendo le perdite umane. Questo ha permesso all’Ucraina di interrompere le linee di rifornimento, attaccare i sistemi di difesa aerea e persino affondare le navi.
Inoltre, le sanzioni imposte al settore aerospaziale e della difesa russo hanno reso estremamente difficile la manutenzione e la sostituzione dei droni. Tuttavia, la Russia dispone comunque di avanzati sistemi anti–aerei ed è stata in grado di disturbare i segnali di controllo ucraini, disattivare le comunicazioni radio e di attaccare direttamente i velivoli. Queste difese sono state meglio organizzate e programmate con più cura con il rallentamento e lo stallo dell’avanzata russa, ma l’Ucraina dispone di avanzate tecnologie occidentali in grado di contrastarle, tramite cambi di frequenze e programmando i droni per eseguire manovre evasive fino a quando non sia possibile ristabilire il contatto con gli operatori.
FONTE https://www.wired.it/article/droni-ucraina-russia-bayraktar-iran-guerra/
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